martedì 2 agosto 2016

725 candeline per la Svizzera, esempio di libertà e pluralismo

di Roberto Marraccini - Ieri la Svizzera ha compiuto 725 anni di vita. Il 1° di agosto, infatti, rappresenta per la Confederazione Elvetica (questa è l’esatta dicitura scritta nella Costituzione), la propria Festa nazionale o – come si sente spesso ripetere con enfasi e passione – il Natale della Patria. In sostanza, quello che per l’Italia è il 2 giugno.
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la bandiera svizzera sventola nelle Alpi 
Questo compleanno della Svizzera cade proprio quattro giorni dopo l’invio di una lettera ufficiale, da parte del Consiglio federale elvetico (il Governo), nella fattispecie il Dipartimento degli Affari esteri, alle istituzioni europee, in cui si annuncia il ritiro della richiesta di adesione all’Unione europea, risalente al 1992. Nel testo, firmato dal Presidente della Confederazione elvetica Johann N. Schneider-Ammann, è scritto che “la domanda di adesione deve essere considerata come ritirata”.
Per ricordare, il Governo elvetico presentò ufficialmente la domanda di adesione nel 1992, ma dopo l’esito negativo del referendum del 6 dicembre dello stesso anno, relativo all’accordo sull’integrazione della Confederazione elvetica nello Spazio economico europeo, la candidatura venne congelata e riposta nel cassetto. Ora, dando seguito ad una Mozione presentata e votata dal Parlamento svizzero – poche settimane fa – a firma del deputato Lukas Reimann (UDC svizzera, il partito di destra piò votato alle ultime elezioni politiche), dovrebbe essere stata posta, definitivamente, la parola fine al rapporto travagliato e mai sfociato in amore tra la Svizzera e l’Ue.
Non che questo sia un male, basta ricordare la recente affermazione della Brexit nel Regno Unito e le catastrofiche previsioni avanzate in caso di uscita del Regno Unito dall’Ue: a poco di un mese da quell’appuntamento referendario, il mondo – né tanto meno il Regno Unito – non sembra siano crollati.
Svizzera: esempio di vero federalismo
La Svizzera è il più limpido esempio, al mondo, di cosa significhi vivere in un sistema realmente federale e di democrazia partecipativa. È un Paese multiconfessionale (convivono cattolici e protestanti) e, secondo quanto scritto nella propria Costituzione (articolo 4), si prevede la coesistenza di quattro lingue nazionali, ufficialmente riconosciute (tedesco, francese, italiano e romancio). È, poi, un Paese molto variegato al suo interno, per vocazione economica e per cultura. Ma tutto ciò non ha impedito ai singoli Cantoni di mettere da parte alcuni pezzi della loro sovranità per unire le forze in funzione di un comune destino: la propria libertà e il reciproco aiuto in caso di attacco esterno.
Ciò che accomuna tutti gli svizzeri, da 725 anni, è il profondo attaccamento alle proprie istituzioni: è il legame federale che nasce, appunto, dal “mitico” Patto perpetuo del 1291 (Patto del Grütli), festeggiato ogni anno con profondo orgoglio e sincera fierezza. Con questo spirito di unità, di attaccamento ai propri valori, la Svizzera è riuscita ad unire popoli diversi che si sentono fieri proprio della loro comune appartenenza (pur nella loro evidente diversità): essere un’unica cosa: il popolo svizzero. Le singole diversità, infatti, non rappresentano un ostacolo alla creazione di un legame forte tra i cittadini dei vari Cantoni ma, al contrario, è proprio nel sentirsi profondamente uniti da determinati valori di fondo che si va a creare e a rafforzare sempre di più quello “spirito federale elvetico” che è unico in tutto il mondo.
La Svizzera è unica perché incarna appieno l’essenza più limpida e più pura del federalismo, poggiando le sue architravi istituzionali sull’idea che un vero sistema federale debba prevedere una “pluralità di sovranità” (come sosteneva Gianfranco Miglio). Il federalismo, infatti, presuppone una suddivisione del potere tra un governo centrale e delle entità territoriali, in modo che questi due livelli di governo abbiano piena competenza su determinatti affari (materie). La definizione più semplice e chiara per sintetizzare questo concetto ci proviene da William Riker (un politologo americano scomparso nel 1993) che scrisse:
“Il federalismo è un’organizzazione politica nella quale le attività di governo sono ripartite tra i governi regionali e governo centrale in modo tale che a ogni tipo di governo sono attribuiti dei settori nei quali ha potere di decisione finale”.
È in sostanza quello che si è concretizzato in Svizzera. La pietra miliare del federalismo svizzero è, infatti, scolpita nell’articolo 3 della Costituzione che recita: “Federalismo – I Cantoni sono sovrani per quanto la loro sovranità non sia limitata dalla Costituzione federale ed esercitano tutti i diritti non delegati alla Confederazione”.
La cultura federalista come base di vita di ogni cittadino elvetico  
Vi è poi da considerare la cultura federalista che è insita – perché trasmessa di generazione in generazione e a scuola – in ogni cittadino svizzero. In Svizzera ogni cittadino è già federalista dalla nascita, perché l’idea, i princìpi federalisti permeano tutta la vita quotidiana di quel Paese. La Svizzera è l’esempio più chiaro che per realizzare una vera riforma federalista dello Stato occorre, prima di tutto, che tra i cittadini sia presente e sia radicata una cultura autenticamente federalista. Non per niente, infatti, il senso civico nei cittadini svizzeri è molto più elevato di quello presente in altri Paesi, anche federali.
La Svizzera: un modello per l’Ue del futuro?
È questo l’insegnamento che l’Unione europea dovrebbe trarre dalla Svizzera. Anche l’Ue, quando nacque come idea concreta dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva come finalità unire i popoli d’Europa. Oggi, però, di quel sogno e di quell’ideale resta ben poco. Restano i problemi economici, del terrorismo islamico, dei rapporti tra i singoli Stati membri e di cosa fare sul piano internazionale, che impediscono di compiere quel passo decisivo verso l’unità politica del Continente. Per questo occorre osservare, con lucida attenzione, ciò che ci pone davanti ai nostri occhi la Svizzera. Anche perché la Svizzera è – forse – il Paese che più di ogni altro incarna i veri princìpi cardine che hanno fatto scaturire l’idea di unità europea: il federalismo, la valorizzazione della democrazia diretta quale strumento per il funzionamento delle istituzioni al servizio dei cittadini, il rapporto paritario tra diversità in un sistema altamente pluralista (differenze linguistiche, religiose, culturali, ecc.).
Nella sostanza, la Svizzera – pur non appartenendo all’Ue e, molto probabilmente, non avendo nemmeno l’intenzione di entrarci in futuro – potrebbe advvero rappresentare il modello ideale a cui ispirarsi, per riformare e ricostruire l’Unione europea in senso più democratico. La Svizzera ha – da sette secoli – realizzato concretamente e con grande volontà il motto dell’Ue: unità nella diversità. Un caposaldo che l’Ue deve concretizzare, per essere, finalmente, quell’attore globale che agisce nel contesto mondiale con la piena consapevolezza di poter essere protagonista nei nuovi equilibri geopolitici.
E allora, buon compleanno Svizzera, esempio di democrazia e libertà.



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