domenica 8 maggio 2016

Teatro, dopo i successi di Monza arriva a Milano "La Danza Immobile"

La Compagnia teatrale La Danza Immobile/Teatro Binario7 presenta, da martedì 17 a domenica 22 maggio al TEATRO ELFO PUCCINILa Danza Immobile, riscrittura drammaturgica dell'omonimo romanzo di Manuel Scorza.
Dopo aver debuttato lo scorso anno al Teatro Binario 7 di Monza, residenza artistica e cuore dinamico e vitale della Compagnia, per celebrare i primi 10 anni di attività, lo spettacolo arriva sul palcoscenico milanese. 
In scena Corrado Accordino, che cura anche la regia, Riccardo Buffonini, Federica Castellini, Roberta Lanave, Giancarlo Latina.


Una storia che parla di amore e amicizia, gioia e dolore. Una storia che pone il dubbio della scelta. L'impegno politico da una parte e l'amore per una donna dall'altra. Due uomini, le cui vite s'inseguono, condizionandosi l'uno con l'altro. Fino all’ultimo incontro, fino alla resa dei conti, per un finale di partita che non lascia superstiti.
Lo spettacolo prende forma dal lavoro di riscrittura drammaturgica dell’omonimo romanzo di Manuel Scorza, uno degli scrittori latinoamericani più letti in tutto il mondo, noto soprattutto per il suo impegno politico.

Tante domande aleggiano in questo spettacolo. I rivoluzionari Santiago e Nicolàs operano scelte contrastanti. Nicolàs sceglie la rivoluzione, lascia Parigi e Francesca, la donna amata. Santiago resta, rinunciando alle armi. Ma scopre che Marie-Claire era innamorata proprio della sua identità di guerrigliero. L’amore tradisce, la causa politica pure. Una scelta vale l’altra. Forse. Le medesime parole significano cose diametralmente opposte. Le parole sono formule vuote senza l’efficacia del gesto. I personaggi lottano con le proprie maschere. Ognuno è alla ricerca di un volto autentico.
Si cammina su travi di legno, quaranta centimetri sul pavimento. Qua e là le travi si ammucchiano, a formare una zattera o un’isola. Un gigantesco specchio deformante sul fondo riflette le molteplici anime del nostro essere.
Un’opera forse anacronistica: i nostri sembrano anni acquiescenti, refrattari alla ribellione. Ma i lavori di Accordino hanno un’onestà di fondo che li rende interessanti. Nascono da una riflessione personale autentica e appassionata, in genere autobiografica. Non sono mai perfettamente inquadrabili in un codice.

Valorizzano gli attori, che svelano nuovi lati di sé. Pongono interrogativi forti, che avviano nel pubblico il dialogo interiore, di là da ogni banale schematismo.

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